Lo chiamano naso elettronico ed è la tecnologia utilizzata in un ampio studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Cancers.
Lo studio è stato condotto a Milano dall’Istituto Nazionale dei Tumori in collaborazione con l’Università Statale per migliorare la diagnosi del carcinoma ovarico. I risultati sono promettenti e aprono nuovi orizzonti per lo screening di un tumore che viene spesso scoperto troppo tardi.
La tecnologia, considerata molto promettente dagli studiosi, si basa sulla rilevazione di sostanze volatili organiche che vengono rilasciate in presenza di un tumore. Il naso elettronico permette di rilevare alcune di queste sostanze, consentendo di identificare precocemente le donne malate.
Secondo i dati dell’Associazione Italiana di Oncologia (AIOM) e dell’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM), nel 2016 in Italia sono stati diagnosticati 5200 nuovi casi di carcinoma ovarico e per il 2020 ne sono attesi 5339. Il rischio di ammalarsi e di morire per questa malattia riguarda rispettivamente una donna su 74 e una su 139, con una sopravvivenza a cinque anni nettamente diversa a seconda dello stadio della malattia: raggiunge il 90% nel primo stadio, per scendere drammaticamente al 15-20% nel terzo e quarto stadio. A oggi però, a causa di una mancanza di metodologie affidabili, la maggior parte delle diagnosi avviene nelle fasi avanzate della malattia.
Lo studio, durato 13 mesi, ha coinvolto 251 donne suddivise in tre gruppi: 86 con carcinoma ovarico, 51 con una diagnosi di masse benigne, 114 sane come gruppo di controllo.
Mara Sala