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Influenza e COVID-19, come distinguere i sintomi

Una ricerca condotta da Assosalute rivela che il timore più diffuso tra gli italiani è quello di non essere in grado di distinguere i sintomi influenzali da quelli del Covid (33%); seguono la paura di non poter ricevere cure adeguate (14,7%) e quella di un nuovo isolamento (14%).

Distinguere la normale influenza dal Covid-19 non è così semplice – sottolinea Fabrizio Pregliasco, virologo all’Università di Milano -; nonostante i due virus siano diversi, i sintomi che caratterizzano l’influenza stagionale e il Covid-19 sono molto simili; l’unico modo certo per fare una diagnosi differenziale è, quindi, quello di eseguire il tampone. È bene ricordare che l’influenza con cui abbiamo a che fare tutti gli anni presenta sempre le medesime caratteristiche: insorgenza brusca di febbre oltre i 38°, presenza di almeno un sintomo sistemico (dolori muscolari/articolari) e di un sintomo respiratorio (tosse, naso che cola, congestione/secrezione nasale, mal di gola). La momentanea perdita (anosmia) o diminuzione dell’olfatto (iposmia), la perdita (ageusia) o alterazione del gusto (disgeusia), sono, invece, tipici e non legati all’influenza stagionale. Attenzione anche ai bambini: se assistiamo al verificarsi di un unico sintomo respiratorio, è verosimile che siamo di fronte a malanni di stagione; se invece se ne verifica più di uno contemporaneamente, è bene fare ulteriori accertamenti”.
Sarà il medico di medicina generale, qualora ravvisi un sospetto Covid-19, a far intervenire l’unità diagnostica per gli accertamenti” – chiarisce Claudio Cricelli, Presidente SIMG, Società italiana di medicina generale cure primarie.

L’influenza che ci aspetta non sarà molto diversa da quella che incontriamo abitualmente in questa stagione; ciò che cambia è il comportamento degli italiani, che consulteranno il medico con una frequenza maggiore rispetto agli anni precedenti. La ricerca ha evidenziato che il 53 per cento si rivolgerà al medico, il 28 per cento si affiderà alla propria esperienza e solo il 14,6 per cento si rivolgerà al farmacista di fronte ai primi sintomi.

Infine, riguardo al vaccino antinfluenzale, tema dibattuto ogni anno e quanto mai centrale in queste settimane, se ne prevede un aumento della domanda, rispetto al 2019, del 160 per cento. “Saranno previste 6-7 milioni di dosi in più rispetto allo scorso anno – continua Cricelli – proprio perché la copertura che vogliamo raggiungere è molto più alta; la campagna vaccinale continuerà anche a novembre e dicembre, con la cosiddetta vaccinazione tardiva, che ha la stessa efficacia del vaccino fatto a inizio stagione”.

La vaccinazione è un’opportunità per tutti – conclude Pregliasco – ma si fa chiaramente più importante laddove l’età sia avanzata e siano presenti patologie che indeboliscano il soggetto, oltre che in caso di gravidanza. Quest’anno è importante vaccinarsi per permettere ai medici di effettuare la cosiddetta diagnosi differenziale. Infine, è importante ricordare che, anche se ci si sottopone al vaccino antinfluenzale, è possibile che uno dei sintomi parainfluenzali si presenti; non per questo bisogna pensare subito che sia Covid-19, ma si devono assumere in ogni caso i comportamenti responsabili”.

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