Il declino fisico e cognitivo rappresenta un’emergenza con l’invecchiamento della popolazione. La sarcopenia colpisce fino al 10 per cento degli anziani a domicilio e il 37 per cento nei reparti ospedalieri. Un monito lanciato dalla comunità dei geriatri da Modena per il 39° Congresso SIGOT
“I sintomi della sarcopenia sono spesso scambiati per semplici segnali dell’età che avanza, ma indicano invece una condizione patologica ben precisa e potenzialmente disabilitante” sottolinea Liliana Mazza, Presidente SIGOT Young. Per le demenze emerge il “modello Modena” che integra cure mediche, interventi sociali e attività di prevenzione
Demenza e sarcopenia, ossia rispettivamente la compromissione delle funzioni cognitive e la perdita progressiva di massa e forza muscolare, condividono un triste destino di sottovalutazione e di ritardo diagnostico, nonostante entrambe possano minare profondamente la qualità della vita degli anziani. L’aumento della sopravvivenza sta portando anche a una crescita della prevalenza di queste patologie associate all’invecchiamento. Ma manca una piena consapevolezza, da parte della cittadinanza e talvolta anche da parte dei clinici.
Condizione spesso confusa con i “normali segni” dell’invecchiamento, la sarcopenia rappresenta oggi una vera emergenza sanitaria silenziosa. Caratterizzata dalla progressiva perdita di massa, forza e funzionalità muscolare scheletrica, colpisce tra il 5 e il 10 per cento degli anziani che vivono al domicilio, ma la percentuale cresce fino al 30 per cento nelle strutture residenziali e supera il 37 per cento nei reparti ospedalieri per acuti: più di un anziano su tre ricoverato in ospedale ne è affetto.
“La sarcopenia è ancora largamente sottostimata e sottodiagnosticata, nonostante le sue gravi conseguenze sulla qualità della vita, sull’autonomia e sui costi del sistema sanitario – spiega Liliana Mazza, Presidente SIGOT Young – I sintomi sono spesso scambiati per semplici segnali dell’età che avanza, ma indicano invece una condizione patologica ben precisa e potenzialmente disabilitante. Eppure proprio azioni di vita quotidiana come sollevare la spesa, camminare in una stanza, sollevarsi dalla sedia, salire un piano di scale devono porre il sospetto di sarcopenia, che va poi confermato con ulteriori accertamenti.
La sarcopenia è una malattia vera e propria, con ripercussioni importanti sulla salute pubblica: aumenta il rischio di disabilità, cadute, fratture, ospedalizzazioni e mortalità. Non riconoscerla significa rinunciare a prevenire la fragilità e la perdita di autonomia di milioni di anziani. Tuttavia, se riconosciuta precocemente, può essere trattata con efficacia.
“Un’adeguata assunzione proteica (fino a 1,5 g/kg al giorno per chi è già affetto), una regolare attività fisica e, se necessario, l’integrazione di vitamina D rappresentano le armi più efficaci per contrastarla – aggiunge Liliana Mazza – Per ottenere risultati concreti è fondamentale un approccio multidisciplinare e una maggiore diffusione della consapevolezza tra operatori sanitari e cittadini. In quest’ottica, la SIGOT ha avviato un’indagine interna per misurare il livello di conoscenza della sarcopenia tra i suoi soci e sviluppare strategie concrete per migliorare prevenzione, diagnosi e trattamento”.
Secondo le stime più recenti dell’Osservatorio Demenze dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia vivono oggi oltre un milione 200mila persone con demenza; a questi vanno aggiunti circa un altro milione di soggetti con disturbo cognitivo lieve, vero campanello d’allarme per un’evoluzione in forma più grave. Condizione cronica e a lunga evoluzione, la demenza impatta non solo sul paziente ma anche sui caregiver il cui carico assistenziale può tradursi in stress, disturbi del sonno e rischi per la salute fisica ed emotiva. Per contro, una diagnosi tempestiva e la presa in carico con la Valutazione Multidimensionale Geriatrica consentono di intercettare precocemente bisogni sanitari, sociali e ambientali, migliorando gli esiti clinici, la qualità di vita e riducendo ricoveri e costi socio‐sanitari.
IL “MODELLO DI MODENA”: invecchiamento attivo e presa in carico delle demenze
Sulle demenze, proprio a Modena, sede del congresso nazionale, è stato realizzato negli anni un modello integrato che unisce ospedale, territorio e comunità per prendersi cura dei pazienti e per favorire un invecchiamento attivo. Si tratta di una rete guidata dalla Geriatria Territoriale dell’AUSL di Modena. Una squadra multidisciplinare con 90 professionisti (geriatri, infermieri, psicologi, terapisti occupazionali, dietisti e chinesiologi) che opera su tutto il territorio provinciale, in stretto collegamento con ospedali, Case della Comunità, medici di medicina generale, specialisti territoriali e ospedalieri (compresa l’area della salute mentale) e servizi sociali.
“La vera forza del modello modenese è stata ed è la capacità di integrare cure mediche, interventi sociali e attività di prevenzione, attraverso una rete capillare di servizi e progetti dedicati alla terza età – sottolinea Andrea Fabbo, Vicepresidente SIGOT e “fondatore” della geriatria territoriale modenese – Tra le iniziative più innovative vi sono le “Palestre della Memoria”, gruppi di stimolazione cognitiva per allenare la mente in un clima accogliente e sociale; il progetto “In Forma Mentis”, un percorso che unisce ginnastica dolce, allenamento della memoria e intervento nutrizionale, pensato per promuovere benessere e autonomia; gli “Ambulatori della Fragilità”, dedicati a chi rischia di perdere l’autosufficienza, con attenzione a cadute, malnutrizione, depressione, isolamento, uso scorretto dei farmaci; i Meeting Centers, luoghi a “bassa soglia” dove anziani e familiari possono ricevere supporto, stimoli e orientamento, prima che la fragilità diventi disabilità; la rete Alzheimer, due centri diurni specializzati per disturbi comportamentali e un’unità ospedaliera dedicata alle emergenze comportamentali, per evitare ricoveri inutili; progetti di co-housing per anziani con demenza, per una nuova idea di abitare solidale; Comunità Amiche della Demenza, per coinvolgere la cittadinanza nella lotta allo stigma e favorire l’inclusione.
