In Italia un milione e cinquecentomila persone affette, ma la cifra è sottostimata
Di demenze si è parlato al 62esimo Congresso nazionale dei neurologi di Firenze. La demenza è un lento e progressivo declino della funzione mentale che include memoria, pensiero, giudizio e capacità di apprendimento. Si manifesta per lo più nelle persone di età superiore ai 65 anni, ma può colpire anche prima. Tuttavia, molte persone di oltre 100 anni non ne soffrono. Solitamente la demenza si manifesta come un disturbo cerebrale senza altre cause (il cosiddetto ‘disturbo cerebrale primario’), ma può essere causata da molte patologie. Tra le cause comuni di demenza c’è la malattia di Alzheimer. A parlarne il professor Sandro Sorbi, ordinario di Neurologia presso l’Università di Firenze, tra i maggiori ricercatori italiani sull’Alzheimer.
Ma quante persone oggi in Italia sono colpite da demenza? I numeri della patologia, a oggi, si basano solo su stime. “Gli ultimi buoni studi sulle demenze nel nostro Paese risalgono alla fine del Novecento. Fare studi epidemiologici è estremamente costoso e nessuno investe più- ha fatto sapere il professor Sorbi- La stima in Toscana è abbastanza rilevante: si parla di circa 100mila pazienti affetti da demenza. In Italia la stima è invece di circa 1,5 milioni di persone, ma nessuno li ha ‘contati’
Le forme più comuni sono degenerative (come la malattia di Alzheimer) oppure quelle ‘fronto-temporali’, forme degenerative che tendono a essere più precoci, e quelle associate a parkinsonismi. Capitolo a parte è rappresentato invece dalle cosiddette ‘demenze evitabili’, in particolare tre: quella alcolica, quella traumatica e quella da carenza di vitamina B1. “La prima, la demenza alcolica, esiste in tutto il mondo compreso il nostro Paese. Per questo- continua il professor Sorbi- si raccomanda ai giovani di non bere alcolici tutti i giorni e di farlo con moderazione, perché c’è il rischio di favorirne lo sviluppo. L’ Organizzazione Mondiale della Sanità non pone limiti particolari perché le prove dimostrano che la situazione ideale per la salute è non consumare affatto alcol. La seconda è la demenza traumatica: piccoli traumi ripetuti causano dei meccanismi di degenerazione che possono condurre, dopo anni, alla demenza. A tale proposito le Federazioni Calcistica degli Stati Uniti d’America e del Regno Unito hanno vietato i colpi di testa nei giovani apprendisti giocatori che hanno meno di 10 anni. La terza demenza evitabile, quella da carenza di vitamina B1, è più frequente nella popolazione adulta anziana, con cattiva alimentazione e cattivo assorbimento”. Infine, fra le demenze secondarie dobbiamo ricordare le demenze vascolari, e anche il rischio per queste forme può essere ridotto con un buon controllo dei ben noti fattori di rischio: l’ipertensione arteriosa, l’iperlipidemia, il diabete, la fibrillazione atriale, il sovrappeso, lo scarsa attività fisica.
Come riconoscere i primi segnali?
Rilevando un difetto di una delle funzioni cognitive, come la memoria, oppure un cambiamento repentino del carattere, una minore attenzione alla cura personale, una minore capacità di concentrazione, di attenzione o di programmazione.
Alcune demenze iniziano con i disturbi del linguaggio, che diventa povero.
E’ molto difficile, secondo l’esperto, individuare chi effettivamente è all’inizio di una malattia oppure è semplicemente stanco e stressato. Tra i fattori di protezione da qualunque forma di demenza, è emerso ancora dalla relazione del professor Sorbi, c’è la scolarizzazione. “Chi è più scolarizzato è a maggior rischio di avere una patologia ma non di manifestarla, perché il nostro cervello compensa. La scolarità– ha spiegato il professore- è uno degli elementi più provati di protezione da qualunque forma di demenza: quello che noi pensiamo è che forse ritarda l’insorgenza, ma potrebbe darsi anche che protegga”. Altri fattori che proteggono sono la socializzazione: svolgere un’attività lavorativa che dia soddisfazioni e fare attività fisica.
“Sul benessere dell’attività fisica esiste un modello animale– ha fatto sapere Sorbi. Se mettiamo in due gabbie distinte due topi con la stessa mutazione genetica che causa in questi animali una forma di demenza e a uno, il ‘topo maratoneta’, diamo un tapis roulant mentre all’altro solo cibo, il disturbo cognitivo viene al topo ‘pigro’ e non a quello maratoneta”.