seeds, down, allergy-5109372.jpg

L’infiammazione di tipo 2 e i nuovi trattamenti

In presenza di parassiti, elminti o sostanze irritanti, il nostro corpo invia in risposta cellule immunitarie
per far fronte all’infezione. In alcune persone, però, le cellule immunitarie combattono anche quando l’infezione
non c’è, finendo per danneggiare l’organismo stesso.
Una risposta immunitaria iperattiva viene chiamata infiammazione di tipo 2 ed è alla base di diverse patologie atopiche, allergiche e infiammatorie.

“L’infiammazione di tipo 2 è alla base di patologie croniche che possono insorgere sin dalla prima infanzia, oppure manifestarsi a tutte le età – spiega il prof Stefano Del Giacco, dell’Università di Cagliari. “Si tratta di patologie apparentemente diverse tra loro, come asma, dermatite atopica, rinosinusite cronica, esofagite eosinofila e prurigo nodularis”.

Fattori genetici, ambientali (esercizio fisico, condizioni atmosferiche, agenti inquinanti) e psicologici (stress) possono essere scatenanti dell’infiammazione di tipo 2.
Grazie alla ricerca si è compreso che dietro a tutte queste patologie esiste un elemento comune: l’infiammazione di tipo 2. Ciò ha portato a un cambio di paradigma nella visione del trattamento. Se nel passato si utilizzavano terapie dirette all’organo bersaglio o al sintomo della malattia, oppure terapie generiche come gli immunosoppressori, oggi si è di fronte a un passo avanti con l’introduzione di un anticorpo monoclonale completamente umano che agisce inibendo le vie di segnalazione dell’infiammazione mediate da due citochine, l’interleuchina-4 (IL-4) e l’interleuchina -13 (IL-13). Non essendo un immunosoppressore, non richiede monitoraggi e ha dimostrato un notevole beneficio clinico a lungo termine.

Martina Serra

Torna in alto